Dove scappare per rifugiarsi dal freddo in sole 4 ore? Nell’Oceano Atlantico, più precisamente, al largo delle coste marocchine, dove si trova l’incantevole arcipelago vulcanico delle Canarie. Queste isole spagnole si trovano molto più vicine al Marocco che alla Spagna, con il quale condividono le spiagge bianche ed il vento caldo proveniente dal Sahara, che si alterna con gli Alisei, venti costanti provenienti dall’oceano.
In questo viaggio voleremo a Fuerteventura dove in alcune aree sembra che non passi nessuno da secoli, questo perché è l’isola delle Canarie, per ora, meno urbanizzata, luogo ricco di paesaggi mozzafiato e scorci che ti trasportano su pianeti lontani.
Parlando delle nostre amate piante, quella simbolo delle Canarie è l’ “euphorbia canariensis” o “cardòn canario”, una succulenta con portamento colonnare molto ramificata alla base che raggiunge i 3 metri di altezza. Il genere delle euforbiacee comprende alberi, arbusti, rampicanti e piante erbacee veramente spettacolari. Alcune Somigliano molto ai nostri amati cactus, ma contano molte differenze. Per esempio, la linfa delle euforbiacee è potenzialmente tossica se a contatto con occhi e parti sensibili. Quindi attenzione quando maneggiate le vostre euphorbia! Per tutta l’isola possiamo trovare meravigliosi cactus e distese di aloe vera con fusti e fiori alti come alberi. Straordinaria l’agave attenuata, conosciuta in tutto il mondo per la sua particolare fioritura, che avviene una sola volta nella vita, dopo aver raggiunto la cosiddetta maturità, che per alcuni esemplari può raggiungere anche i 50 anni. Una volta fiorita morirà lasciando spazio alle nuove piante.
Anche le palme sono molto presenti nel territorio di Fuerteventura, dove spiccano negli immensi spazi aperti, creando incantevoli oasi di verde.
La più comune è la palma Chusan originaria dell’Asia sud-orientale, nota anche come “palma del mulino a vento” per via delle sue bellissime foglie a ventaglio.
I deserti bianchi ricoprono tutta l’isola, formando un magnifico contrasto con le rocce laviche nere. Sembrerebbe di trovarsi nel Sahara, se non fosse, che girando lo sguardo da una parte vediamo l’immensità dell’Oceano Atlantico e dell’altra, alte montagne verdi e rosse. Tra le dune desertiche si è sviluppata una microfauna marina veramente graziosa, come piante di “uva de mar”, una succulenta dall’aspetto un po’ alieno; cespugli di erba franca dai delicati fiori lilla o piccole piante di “tiquila plicata”, dalle foglie che sembrano incise nel pongo.
Protagonista del deserto canario è la cosiddetta “erba ghiaccio”, (mesembryanthemum crystallinum), definita così perché in grado di trattenere l’acqua sulla superficie delle sue foglie.
Infatti, se si osserva da vicino sembra ricoperta di gocce di rugiada gelata che la fanno sembrare un vero e proprio gioiello! Ha un colore rosso e verde vivo e si propaga sul terreno come un tappeto di rami e foglie ricoperto di fiori bianchi. Da visitare il parco naturale “Dunas de Corralejo” luogo simbolo dei deserti bianchi dell’isola dove ci si può perdere tra maestose dune e paesaggi selvatici.
Uno spettacolo imperdibile sono le distese di pop-corn! Essi avete capito bene! Per tutta l’isola si possono trovare spiagge di candidi pop-corn che riempiono le coste.
Ma cosa sono in realtà?
Osservandoli da vicino ci rendiamo conto che sono duri come pietre, o meglio come fossili! Esattamente sono fossili di alghe coralline trasportate a riva dalla corrente. Questi fossili prendono il nome di rodoliti e fanno parte degli organismi bio-costruttori, cioè in grado di aumentare volume, complessità ed eterogeneità dell’habitat grazie al carbonato di calcio, il materiale che costituisce scheletri e conchiglie. Veri e propri architetti del mare che appartengono al regno vegetale ed animale in una costante alternanza con gli organismi distruttori che al contrario sgretolano e demoliscono le strutture carbonatiche. Ciò che sembra una costa composta di massi pesanti ed immobili è in realtà il nucleo di innumerevoli interazioni tra organismi, dalla competizione alla predazione, dal parassitismo alla simbiosi, un’affascinante lotta alla ricerca costante dell’equilibrio. L’unico tasto dolente è come al solito il passaggio dell’essere umano che invece di preservare la natura crea spesso distruzione. Infatti, con l’aumento dei turisti, che raccolgono manciate di rodoliti, le spiagge di popcorn stanno via via diminuendo.
Quindi, cari lettori, se aveste l’occasione di visitarle, mi raccomando: non raccogliete nulla, anche se la tentazione è forte!
Nell’estremo sud dell’isola troviamo il “Parque Natural de Jandìa” che ci catapulta in un altro mondo.
Una terra di contrasti dove le montagne si alternano alle bianche spiagge che sfociano nell’oceano. Qui si può apprezzare la vera essenza della natura che sprigiona tutta la sua energia e bellezza. È una parte dell’isola difficile da raggiungere, in quanto, esiste una sola via per arrivare che si trova a strapiombo sulle montagne.
Il motivo è che per evitare di deturpare il territorio, la zona di Jandìa è stata dichiarata parco naturale nel 1987. La vegetazione è rara, ma maestosa con esemplari di “euphorbia canariensis” che raggiungono grandezze record.
Quando si arriva a destinazione sembra di essere in un luogo sacro tanto da sentirsi un intralcio in questo meraviglioso paesaggio.
Questa è una piccola guida sulla selvaggia Fuerteventura e speriamo che vi farete catturare anche voi da questo luogo senza confini.
Contributor: Silvia La Manna